
28 Ott Pellet e Biomasse
Negli ultimi 10 anni il consumo di combustibili legnosi si è ridotto complessivamente del 17% con un calo principalmente a carico della legna da ardere (-30%) e un raddoppio del consumo di pellet (AIEL 2020).
Le fonti energetiche rinnovabili (FER) sostengono i consumi italiani per un totale di 21,6 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), valore che ha reso il nostro Paese, terzo in Europa per impiego di energie alternative nel 2018.
L’Italia è, inoltre, uno dei 12 Stati Membri dell’Unione Europea (Ue) ad aver già raggiunto il proprio obiettivo di rinnovabili al 2020 fissato al 17%.
Anche nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), che fissa gli obiettivi energetici e climatici al 2030, le biomasse legnose giocano un ruolo decisivo nella produzione di calore rinnovabile: oltre la metà dell’energia termica (53%) dovrà essere prodotta da biomasse solide garantendo una produzione annua pari a circa 7 Mtep nei prossimi 10 anni.
In Italia, dal 2010 al 2018, le emissioni da combustione del legno sono diminuite del 23%, passando da 123.000 a 95.000 tonnellate (Ispra 2020).
Sostenibilità ambientale, economica e sociale
Dove le biomasse sostituiscono le fonti fossili di energia, i benefici non ricadono solo sulla maggiore economicità del sistema di riscaldamento, ma anche sul sistema economico e sul tessuto sociale del territorio.
Cosa sono le biomasse?
Con il termine biomassa si indica un insieme eterogeneo di fonti energetiche rinnovabili non fossili di matrice organica, ad esclusione delle plastiche.
L’elemento che contraddistingue le biomasse è la materia prima dalla quale vengono prodotti i combustibili naturali utilizzati per riscaldare le abitazioni e gli uffici in modo più sostenibile.
In particolare, le biomasse legnose si servono dei materiali di scarto dell’agricoltura e della silvicoltura dando vita al cippato e al pellet, due dei principali combustibili naturali utilizzati.
Perché le biomasse sono carbon-neutral?
Le biomasse sono una fonte rinnovabile, considerata carbon-neutral e quindi alleata nella lotta al cambiamento climatico causato dai gas effetto serra, in particolare la CO2.
Come in un ciclo chiuso, infatti, grazie alla crescita delle piante nell’arco di alcuni anni sarà garantito il riassorbimento delle emissioni di carbonio prodotte durante l’uso energetico.
Nel caso dei combustibili fossili, invece, si verifica il rilascio in atmosfera di anidride carbonica fissata nell’arco di ere geologiche che non potrà essere riassorbita.
Le 5 fasi di produzione del pellet
Un impianto di produzione pellet è composto da diverse macchine collegate che vanno a raccordare le diverse fasi di produzione:
I. L’essiccazione: la materia prima, trasformata in cippato e/o segatura di opportune dimensioni, viene immessa in un impianto di essiccazione a tamburo. È in questo momento che si riduce l’umidità del materiale passando dal 45/50% ad un range compreso dal 10/14%.
II. La raffinazione: il materiale precedentemente essiccato passa attraverso un apposito mulino raffinatore che lo rende di grandezza omogenea ed uniforme.
III. La cubettatura: le presse cubettatrici, chiamate comunemente pellettatrici, formano il pellet pronto per essere immesso in commercio.
IV. Il raffreddamento: il pellet subisce un abbattimento della temperatura da 70/80°C a 20/25°C, così sarà pronto per l’insaccamento (ultima fase).
V. Il confezionamento: il ciclo di produzione si conclude con il lavoro delle confezionatrici semi-automatiche o automatiche che rendono il pellet pronto per la commercializzazione.